Invito alla lettura - Sergio Gallitto scrittore

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Invito alla lettura

LIBRI PUBBLICATI > LUCE E OMBRE DI UN DELITTO
DAL PROLOGO 
Capitolo I
LEGGENDA

Messana, prime ore della notte del 5 ottobre 541 d.C.
Convento dei benedettini
Il convento, vulnerabile e indifeso, era destinato a soccombere.
   Adagiato sulle prime basse pendici che, innalzandosi gradualmente verso occidente, formano i boscosi rilievi dei monti Peloritani, si trovava fuori le mura che difendevano e delimitavano, a settentrione, l’abitato della città di Messana. Era situato nella località nominata Oliveto — per via della presenza di molti ulivi secolari — in prossimità della costa orientale e prospettava sul largo braccio di mare, propriamente uno stretto, che separa la Sicilia dalle terre calabre. Tratto di mare, lo stretto di Messana, famigerato: di solito agitato e infido, è signoreggiato da due mitici mostri marini, Scilla, sulla costa calabra, e Cariddi, su quella sicula, divoratrici d'uomini e distruttrici di legni.
   Il convento era stato fondato cinque anni prima da Placido Anici, discendente da una nobile e ricca famiglia romana. Suo padre, Tertullo della gens degli Anici, era stimato e onorato dal popolo romano come uomo sapiente e virtuoso; la madre, Faustina, era una nobildonna messinese. Per la sua formazione, Tertullo affidò Placido, di sette anni appena, all’amico Benedetto Aniaci da Norcia, fondatore dell’ordine che da lui prese il nome. Placido, avvertendo ben presto la vocazione, quando ne ebbe l’età, si fece monaco del Sant’Ordine dei Benedettini, diventando un seguace fra i prediletti di Benedetto da Norcia. Fu Benedetto stesso a inviarlo a Messana, per aiutare il popolo peloritano e per diffondere l’ordinamento benedettino. Placido accettò volentieri il gravoso incarico e partì alla volta della città insulare con altri quattro cari e fidati compagni: Fausto, Firmato, Donato e Gordiano.
   La famiglia di Placido possedeva a Messana molte proprietà, e grazie alle rendite di queste e all’aiuto della comunità locale, il giovane monaco, non risparmiando risorse ed energie, riuscì a realizzare, in poco tempo, un grande monastero accanto al quale edificò, infine, una chiesa dedicata a Eucarpo, vescovo di Messana e a San Giovanni Battista. La comunità religiosa benedettina costituita da Placido era la terza, dopo quelle di Subiaco e Montecassino, fondate da Benedetto e, ben presto, arrivò a contare più di trenta anime, poiché dal territorio messinese, ma anche dai dintorni, giunsero dei giovani che espressero la volontà di farsi monaci accettando e attuando in pieno la regola dell'ora et labora. Placido diventò il loro abate e guida luminosa.
   Trascorsi circa cinque anni dall’arrivo a Messana, dopo che il lavoro più importante era stato portato a termine e la vita del monastero avviata, la sorella di Placido, Flavia, e i fratelli Eutichio e Vittorino vollero andare a trovarlo. Partirono pertanto da Roma e, sul finire dell’estate, s’imbarcarono a Ostia, su una nave mercantile diretta a oriente, che faceva scalo a Messana attraccando al porto naturale a forma di falce. Poterono così riabbracciare con gioia il fratello, del quale condividevano con fervore le convinzioni religiose ma meno la scelta di vita interamente votata agli altri e quasi ascetica. Placido li accolse festosamente, ospitandoli nel convento dove, oltre ai religiosi, bisognosi e pellegrini lavoravano o trovavano alloggio provvisorio.
   Era trascorso più di un mese dal loro arrivo e si erano ormai abituati alla semplice vita conventuale, scandita dai momenti di preghiera e dedita al lavoro e alle mille incombenze tipiche di una comunità numerosa. Il giorno cinque del mese d’ottobre era trascorso come tanti altri. Il tempo si era mantenuto sereno, velato solo da qualche nuvola bianchissima e lontana, il mare era calmo e il vento quasi assente. Giunta la sera, dopo il solito desinare e le preghiere, ognuno aveva raggiunto la propria cella o le camerate comuni per i pellegrini, le lucerne erano state spente e per tutto il convento erano scesi il buio e il silenzio.
   Nessuno, in quei momenti d'assoluta pace e tranquillità, avrebbe potuto minimamente immaginare quello che la sorte aveva in serbo per loro.

Martirio di San Placido
 
Nell'immagine sopra, il Martirio di San Placido
 
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