Recensioni - Sergio Gallitto scrittore

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LIBRI PUBBLICATI > TEMPI VIRTUALI
TEMPI VIRTUALI di Sergio Gallitto
Recensione di Giuseppe Messina (artista, autore e scrittore)

Ho letto il libro dell'Arch. Sergio Gallitto "TEMPI VIRTUALI" e mi permetto consigliarlo a tutti quelli interessati alla buona lettura, ma anche alle novità.
Si tratta di un romanzo scritto in prima persona il cui protagonista, ironico e autoironico riesce a camminare sopra una corda tesa tra il passato e il presente e a farci gustare atmosfere passate e anche vicine all'epoca attuale: in questo caso l'epoca di "Facebook" che lui chiama "Libro delle Facce", "LdF".
In ogni romanzo i fatti narrati sono il manifesto delle conoscenze e dell'altezza culturale del suo autore, pertanto se il personaggio principale del romanzo è un architetto, ex boy scout, e si manifesta essere quasi un'abile guida turistica che ci conduce per alcune città della Sicilia e ci fa apprezzare — per accennarne alcune — Siracusa, Noto, Avola, l'autore, cioè Sergio Gallitto, dimostra essere un intellettuale a tutto tondo, non soltanto capace di affascinarci con il suo metodo narrativo, ma anche capace di trasportare il lettore nelle peripezie anche amorose del suo personaggio, Giorgio Pagano, che impiegherà quasi cinquanta anni per fare innamorare di sé una sua compagna di liceo — all'epoca fidanzata con un altro — della quale era stracotto e, tutto ciò, grazie al "LdF." tramite cui ella era riuscita a rintracciarlo.
Un libro, quello del Gallitto, veramente interessante anche dal punto di vista sociologico e psicologico, con passaggi narrativi di avvenimenti storici, che non disdegna diversi spunti, non soltanto ironici, addirittura umoristici che mi hanno fatto piacevolmente sorridere, grazie alla capacità straordinaria del narratore il quale, chi lo conosce bene, potrebbe confonderlo con lo stesso protagonista del romanzo.
La novità di questo libro sta nel fatto che la vicenda narrata resta in equilibrio tra il mondo virtuale di Internet, la realtà tangibile attuale e quella storica che ci permette di analizzare la personalità del protagonista lungo il percorso della sua esistenza umana e professionale, ma anche di marito fedele alla sua donna nonostante stimoli, attrazioni e, oserei dire, tentazioni che gli giungono dal passato.
(Giuseppe Messina)

TEMPI VIRTUALI di Sergio Gallitto
Recensione di Carmelo Pantè

   Giorgio, un uomo avanti negli anni, sposato e con una coniugale e professionale serena, riceve un messaggio su internet, tramite un noto social network, da una vecchia compagna di classe, Letizia, della quale era innamorato. Ricordare i tempi scolastici, i compagni e le vicende lontane che li hanno accomunati, agli inizi degli anni 70 del secolo scorso, risulta per i protagonisti sorprendente e piacevole, almeno inizialmente. Comincia così, per il protagonista, un vero e proprio viaggio virtuale nei sentimenti e dentro sé stesso. Vicende del passato si mescolano al presente, ricordi teneri si alternano ad altri dolorosi, sino alla fine del “viaggio” che permette a Giorgio di avere alcune risposte a vecchi interrogativi.
   La trama è solo apparentemente banale, i ricordi scolastici, ovviamente, sono solo un pretesto per una vicenda più complessa, contorta, come spesso complicati e non lineari sono i rapporti umani. Gli anni 70, spesso rievocati, sono cruciali per l’Italia. Quello è stato un periodo “globalizzato”. Anzi la prova generale della globalizzazione. Una o forse più di una generazione, ha sentito o si sono sentite accomunate dall'ansia di migliorare il mondo. L'impegno politico era sentito e reale; come i morti nel Vietnam. I giovani volevano “tutto e subito” e la fantasia al potere. L'ansia di vivere in un mondo migliorato, meno cruento, nel pensiero e nei fatti, si toccava con mano e si accendeva in ognuno con la criticità politica e l'esigenza di cambiamento nella e della società. Sembrava che un altro mondo dovesse nascere dall'impegno e dalla sofferenza. I morti erano martiri e le manifestazioni la catarsi degli animi. Chi dissentiva era aut e come tale era estromesso dalla cerchia dei ben pensanti. Le opposte fazioni politiche si fronteggiavano nelle piazze e nelle strade e se poi il contatto fisico "capitava", era lecito che venisse risolto a sprangate, se non con le armi: cosa che successe in seguito. Nasceva robusta l'ansia di libertà e d’amore, fra esseri umani di ogni razza, colore, tendenza, sesso e varianti. Tutto era colorato di libertà, di speranza e di fraternità. I giovani si amavano fra loro e “love” era la parola chiave di Robert Indiana e della Pop Art. Computer, tablet e cellulari erano ancora lungi dal fare la loro comparsa, e quei tempi si ricordano come passioni non sopite.
   L'espediente narrativo di ripercorrere quel tempo con i messaggi mail, adoperato dall’autore, è indovinato. Un ottimo accorgimento per scorrere il tempo, soffermandosi nell'epoca e nei ricordi che più assalgono, senza limiti di collegamento e continuità. Bello anche l'espediente di scorrere i ritratti dell'adolescenza e della prima maturità attraverso storie ordinarie, che vengono però raccontate con la partecipazione emotiva di chi le ha vissute, "pastorale" in questo senso ma non "americana", semmai Italiana e siculo-messinese. Uno spaccato sociale corale, non sopito.
   Personalmente, mi ci sono ritrovato e, come in un film, mi sono rivisto in alcune scene o episodi.
   Ma "Tempi virtuali" è soprattutto una storia d’amore romanzata anche se, alla fine, nessuno resta convinto che l'io narrante sia proprio un personaggio astratto e fantastico. Gli amori sono veri e vissuti, senza psicologismi, vivono la carnalità dei sentimenti senza mai forzare la mano alla rappresentazione erotica che qui è pudica e profonda, allusiva, ma non cerebrale o rappresentativamente carnale e morbosamente sfrenata. C'è il pudore dei sentimenti, il rispetto per il sentire degli altri, l'attrazione pura senza calcolo e convenienze. Una voglia e un'attesa di vivere la vita, senza sconti e senza aggiustamenti, senza ripieghi appaganti. L'amore è descritto e scritto come sentimento e non ci si vergona di averlo provato. Di provarlo!
   Nell'insieme un libro che vale la pena di leggere. È come rileggere in maniera accattivante e intrigante il film della propria vita per rivalutarla nell’essenzialità degli atti e del vivere quotidiano. La speranza di ritornare al tempo perduto, alla quotidianità magari banale ma che aspetta e rispetta il domani.
(Carmelo Pantè)

 
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